Riordino carriere Penitenziaria, audizione del ministro alla Camera

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Davanti alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Difesa della Camera dei deputati, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha esposto le modifiche al sistema ordinamentale del Corpo di Polizia Penitenziaria contenute nello Schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95.

Il Guardasigilli ha precisato che l’obiettivo dell’intervento normativo è di “consentire a tutti gli appartenenti al Corpo di compiere finalmente un sostanziale e decisivo salto di qualità, atteso da tempo”, perseguendo “un effettivo ampliamento dell’orizzonte di crescita professionale”.

In questa ottica per la prima volta viene dato espresso riconoscimento normativo alla “possibilità che unità di Polizia Penitenziaria vengano dislocate presso gli uffici giudiziari, così come già stabilmente avviene per le altre forze di polizia”.  Il rapporto di collaborazione “sarà circoscritto alle sole categorie di uffici giudiziari il cui ruolo risulti funzionalmente omogeneo rispetto alle competenze della Polizia Penitenziaria, ossia i Tribunali e gli Uffici di Sorveglianza, nonché le Procure Distrettuali per le loro attribuzioni in materia di esecuzione”.

Bonafede ha evidenziato che “rispetto alle altre Forze di Polizia, solo la Polizia Penitenziaria è rimasta priva della figura del dirigente generale”: a questa situazione si è posto rimedio mediante la previsione di due unità dirigenziali generali da destinare alle nuove articolazioni da costituire nella Direzione Generale dei servizi logistici e tecnici del Corpo e nella Direzione Generale per le specialità del Corpo.

Una particolare attenzione sarà posta al tema dei rapporti gerarchico-funzionali tra il direttore dell’istituto, dirigente penitenziario, ed il comandante del Reparto dirigente del Corpo di Polizia Penitenziaria, nello sforzo di armonizzare in concreto l’esercizio delle rispettive prerogative.

Ulteriori interventi riguardano i ruoli non dirigenziali e, in particolare, la riduzione di due anni (da 8 a 6) del tempo di permanenza nella qualifica per l’attribuzione della denominazione di “coordinatore” per i profili professionali di assistente capo e sovrintendente capo, prevedendo nel contempo aumenti della pianta organica o l’incremento transitorio e corresponsione di assegni una tantum a ristoro di particolari situazioni di anzianità nel ruolo o nei riguardi del personale che non beneficia di riduzioni e permanenze, o delle relative anticipazioni.

Analoghe provvidenze sono previste per gli appartenenti al ruolo degli Ispettori con le qualifiche di ispettore e di ispettore capo.

Il ministro ha ricordato che “l’impostazione di sistema che ha animato il riordino, trasversalmente adottata per tutti i profili professionali, sia stata ispirata al duplice scopo di favorire una mobilità ascendente attraverso l’introduzione di meccanismi di facilitazione di accesso al ruolo superiore e di migliorare, per quanto possibile, il trattamento economico”.

Con specifico riferimento al Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, l’emanazione del nuovo decreto legislativo perseguirà l’obiettivo di strutturare la carriera dei funzionari del Corpo con il conferimento di incarichi che tengano conto della rilevanza di Istituti, Uffici e Servizi di competenza. Nell’attuale bozza sono previste nuove norme per le diverse articolazioni del predetto Dipartimento, quali i Centri per la Giustizia Minorile, i Nuclei Interdistrettuali di esecuzione penale esterna e i vari livelli di Istituti per i Minorenni. Per quanto attiene alla dotazione dei funzionari del Corpo con carriera dirigenziale, il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità risulterà avere a disposizione un dirigente superiore e 28 primi dirigenti.