Riunione Gruppo Vendome su prove elettroniche e conservazione dati

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede durante l'incontro del Gruppo Vendome in videoconferenza del 15 gennaio 2021
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Nel pomeriggio di oggi si è svolto in videoconferenza un incontro informale del Gruppo Vendome, che riunisce i ministri della Giustizia di Italia, Germania, Belgio, Spagna, Francia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Il Gruppo, che prende il nome dalla piazza di Parigi dove è avvenuta la prima riunione il 5 novembre 2018, ha come obiettivo la condivisione di strategie e il confronto su problematiche comuni in tema di Giustizia.

Nella seduta di oggi pomeriggio, ‘ospitata’ dal Ministro della Giustizia lussemburghese Sam Tanson e a cui non ha partecipato la rappresentanza dei Paesi Bassi, sono stati trattati i temi dell’accesso alle prove elettroniche transfrontaliere in materia penale e della conservazione dei dati elettronici.

Schermata con i partecipanti in videoconferenza al Gruppo Vendome di venerdì 15 gennaio 2021

Tutti i partecipanti all’incontro hanno auspicato un dialogo costruttivo per consentire una rapida conclusione dei negoziati sull’accesso alle prove elettroniche, pur mantenendo un alto livello di ambizione, garantendo che questo strumento apporti un reale valore aggiunto in termini di law enforcement, nel rispetto dei diritti fondamentali.

“Ancora una volta si pone il problema di applicare – ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede – le regole generali del nostro diritto a tutte le fattispecie che nascono sulla Rete“. Rivolgendosi agli omologhi europei, il Guardasigilli ha poi aggiunto: “Il vero salto di qualità starà nella nostra capacità di trovare un quadro comune che possa essere portato avanti a livello di Unione Europea, perché nella Rete i confini territoriali non esistono, che sia armonico e valido per tutti. Un quadro che possa fornire un interlocutore unico rispetto ai soggetti privati che lavorano sulla Rete”. “In questo modo – ha concluso il ministro – si evita di creare una complessità di sistema che rende poi troppo frammentarie le norme e alla fine poco efficaci a livello europeo”.