Tecnologia e inclusività, parole chiave del diritto allo studio in carcere

Giardino con palme nane
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Con quasi 70 detenuti-studenti (dei quali il 61% in alta sicurezza, il 30,5% in media sicurezza  e l’8,5% al 41bis), il  Polo Universitario Penitenziario (PUP) dell’Università di Sassari (UNISS) è il primo in Italia per incidenza sulla popolazione detenuta: “Il 5,4 % dei ristretti – spiega Emanuele Farris, coordinatore di ateneo per il progetto – studia all’Università contro una media nazionale dell’1,4%. Nell’ultimo anno accademico 2019-20 abbiamo avuto un incremento del 61% di studenti rispetto al triennio precedente”. Risultati che sono stati ottenuti nel corso di un anno caratterizzato dalla pandemia, affrontata però dal team del PUC con l’idea di trasformare una criticità in un’opportunità. Durante il lockdown non solo si sono ridotti i disagi degli iscritti, detenuti dei Penitenziari di Alghero, Nuoro, Sassari e Tempio Pausania, ma si è riusciti a ridurre quasi a zero, secondo quanto riferito da Farris,  “il numero di studenti che non riuscivano a dare esami e  a raddoppiare quello degli studenti meritevoli”.

Emmanuel Farris

Idee, strategie, nuove relazioni, maturate proprio durante la crisi pandemica, sono confluite in un protocollo d’intesa per il triennio 2020-23 che- si caratterizza, rispetto al precedente, per innovazione tecnologica e maggiore inclusività.

Punto saliente dell’accordo, un programma di informatizzazione delle aule dedicate esclusivamente agli studenti universitari che sarà realizzato grazie a un partnership istituzionale: il cablaggio è stato finanziato direttamente dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), gli arredi dal Provveditorato Regionale (PRAP) mentre  hardware e software sono stati acquistati  grazie a un fondo  premiale concesso dal Ministero dell’Università e Ricerca. Contributi che si vanno ad aggiungere all’apporto dell’Ente Regionale per lo Studio Universitario (ERSU) di  Sassari che da anni fornisce servizi specifici agli studenti detenuti e a un finanziamento della Fondazione di Sardegna, erogato sul bando Volontariato 2020 per un  progetto di potenziamento dei servizi didattici  nelle carceri che garantisce un tutor in ogni aula didattica penitenziaria per tutto il 2021.
Al nuovo protocollo hanno aderito,  oltre a PRAP e DAP , già firmatari dell’edizione 2014-2019, anche l’Ufficio Interdistrettuale di Esecuzione Penale Esterna (UIEPE) e il Centro per la Giustizia Minorile (CGM). La presenza di questi enti permetterà di facilitare l’accesso agli studi universitari anche alle persone che scontano la pena all’esterno degli istituti penitenziari e ai giovani fino a 25 anni di età che hanno commesso reati da minorenni.

“Abbiamo lavorato a lungo per realizzare un network tra istituzioni che non ha eguali in Italia – dice il Provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria della Sardegna Maurizio Veneziano – e che ha ricevuto molto apprezzamento dal Ministero della Giustizia come progetto pilota a livello nazionale”.

Anche il Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi ha espresso il proprio apprezzamento per l’accordo: “Un bell’esempio di cooperazione istituzionale – scrive in un tweet – che mira a favorire la diffusione della cultura e della formazione come mezzo di riscatto e speranza nel futuro.”