“Semi di libertà”, la onlus che contrasta la recidiva

FacebookTwitterWhatsAppEmailCopy Link

“Attenzione: può creare indipendenza!” recitava nel 2014 la pubblicità della birra “Vale la pena” realizzata da Semi di libertà onlus assieme a detenuti del carcere romano di Rebibbia. Uno slogan per promuovere uno degli obiettivi dell’organizzazione: favorire l’autostostenibilità economica delle realtà produttive che nascono in carcere.

“Autonomia non facile da raggiungere, soprattutto se ci si avventura in questo mondo animati dalle migliori intenzioni ma senza sapere che la mancata commercializzazione dei prodotti e una comunicazione approssimativa possono far morire precocemente il migliore dei progetti – spiega Paolo Strano, presidente di dell’Associazione – I valori che riguardano il carcere non sono facili da comunicare, bisogna far capire che opportunità di lavoro e formazione abbassano il tasso di recidiva e ne guadagna tutta la società civile”.

Romano, un passato da fisioterapista, Paolo Strano prima di fondare la onlus si è “formato” per due anni ai temi e problemi del mondo penitenziario lavorando come operatore sanitario nel centro clinico di Regina Coeli. “Sono entrato in carcere carico di tutti gli stereotipi possibili nei confronti dei detenuti. Ma quando ti trovi davanti la persona e conosci la sua storia, le cose cambiano. Quello che mi ha colpito di più sono state le cosiddette porte girevoli, detenuti alla quinta carcerazione, spesso persone con risorse, capacità e voglia di trovare alternative a un’esistenza fatta di andirivieni tra dentro e fuori.  E’ nato così il mio impegno e, nel 2013, ho fondato ‘Semi di libertà‘ con la mission di creare percorsi inclusivi di persone in esecuzione penale, per evitarne la recidiva”. Oggi la onlus ha all’attivo nove progetti, alcuni conclusi e divenuti spin off, come il micro birrificio “Vale la pena“.

“E’ stata la nostra prima produzione, cofinanziata nella fase di start-up da MIUR e Cassa delle Ammende – continua Strano –. Ci ha portato molta visibilità, anche se era un piccolo progetto di formazione professionale nella filiera della birra artigianale, collegato a un istituto alberghiero. La produzione si è conclusa nel 2019, abbiamo venduto il brand e “Vale la pena” è divenuta una realtà che potrà trovare una sua autonomia all’interno di ‘Economia carceraria‘, un altro dei nostri progetti”.

Fondata nel 2018 insieme a Oscar La Rosa come società di vendita di prodotti realizzati con il lavoro di persone in esecuzione penale in tutta Italia, ‘Economia carceraria‘ si avvale di una piattaforma, economiacarceraria.com, dove è possibile ordinare un po’ di tutto o sapere dove acquistare e magari assaggiare i prodotti dalle carceri. “Abbiamo creato questa realtà proprio per aiutare le grandi e piccole economie carcerarie sparse sul territorio nazionale, a commercializzare i prodotti attraverso vendita ed eventi dedicati, evitando così quell’instabilità di cui parlavo all’inizio”.

Il sito espone, accanto ad articoli già affermati, altri provenienti da realtà meno conosciute e dalle lavorazioni dell’Amministrazione penitenziaria. Nell’iniziativa rientra anche, ‘Il pub and shop – Vale la pena’, il locale di Via Eurialo a Roma dove si possono acquistare o degustare birre artigianali e molti altri prodotti di economia carceraria, partecipare a eventi o a performance di karaoke.

Semi di libertà‘ realizza oggi accessori artigianali in pelle con il brand ‘Fila Dritto’, i pregiati sandali capresiA piede libero’, lavori ‘serigrafici ‘Jail free‘ e, con il progetto ‘Semiliberi’ produce germogli freschi per consumo umano in partnership con la cooperativa ORTO nel carcere di Viterbo. In tutto sono circa 20 le persone occupate in attività dentro e fuori il carcere.

“Ci siamo orientati- sottolinea Paolo Strano – prevalentemente verso l’offerta di opportunità esterne e quindi dirette a persone lavoranti ai sensi dell’art. 21 o in misura alternativa perché la fase di avvicinamento al fine pena è la più critica, quella in cui è necessario davvero costruire un ponte di passaggio verso la libertà”.
A nove anni di distanza dalla nascita di ‘Semi di libertà‘ la mission iniziale, evitare la recidiva, è per i suoi fondatori ancora valida e concreta, al punto che hanno deciso di approfondire il tema con uno studio specifico.


“In convenzione con l’Università di Torino abbiamo promosso uno studio sull’impatto economico e sociale della recidiva su un campione finalmente significativo di detenuti. Sappiamo che questo tipo di ricerche è molto complesso per la grande presenza di variabili. Non a caso le ricerche di cui disponiamo sono risalenti nel tempo e frammentarie. Questo studio potrebbe essere un importante contributo nel tradurre in termini economici il costo del mancato reinserimento socio–lavorativo delle persone detenute e far capire quanto è importante investire, per evitare che tornino in carcere.”

(foto Paolo Strano)