Giancarlo Siani, Cartabia lo ricorda
a 37 anni dalla sua morte

Giancarlo Siani
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«Una carriera troppo breve, ma in ogni momento nutrita da “ricerca, curiosità, approfondimento”, tre parole con cui Siani identificava l’essenza del giornalismo». In occasione del 37esimo anniversario dell’uccisione di Giancarlo Siani, l’intervento della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, su Il Mattino, che oggi pubblica un volume dedicato alla memoria del proprio giornalista. La Ministra ricorda la centralità della libertà di informazione, definita dalla Corte Costituzionale “pietra angolare dell’ordinamento democratico” sin dalla sentenza n. 84 del 1969.

L’esempio di Siani dimostra quanto sia importante un’informazione corretta e libera, specie oggi: «Se nel secolo scorso il nemico dell’informazione poteva essere la censura e, successivamente, la scarsa disponibilità dei mezzi di comunicazione, che mortificavano il pluralismo, oggi, a fronte della potenza delle nuove tecnologie, il peggior nemico è la disinformazione, in tutte le sue declinazioni», evidenzia la Ministra. Proprio la minaccia delle fake news deve spingere i professionisti dell’informazione a diffondere notizie «secondo i canoni del rigore, nella verifica dei fatti, dell’approfondimento delle notizie, della sobrietà dei toni, della continenza».

Un passaggio sulla presunzione di innocenza, oggetto di una direttiva europea, «la cui attuazione quotidiana – voglio marcarlo – non deve tradirne lo spirito: una garanzia per chi è sottoposto a procedimento giudiziario, senza comprimere il diritto di cronaca e la libertà di stampa, pilastri imprescindibili di ogni democrazia, da difendere sempre».

Un’occasione per riflettere sui fronti ancora aperti, come la mancata attuazione della sentenza della Corte Costituzionale del luglio del 2021. La Consulta, infatti, «si è pronunciata per l’incostituzionalità della pena della reclusione per la diffamazione a mezzo stampa e sull’incompatibilità di tale previsione con l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo», che sancisce il diritto alla libertà di espressione. Perché i giornalisti – prosegue la Guardasigilli – sono «gli occhi di tutti noi».