Stefano Sottile vola oltre 2,30 e riatterra tra i grandi del salto in alto

Stefano Sottile esulta dopo il salto a 2,30
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“Mi è sembrato di volare”, parola di Stefano Sottile. E volo è stato, perché 2.30 è la misura d’ingresso nel salotto buono del salto in alto, quella con cui comincia la scalata ai vertici internazionali. E’ successo a Rieti, in un assolato pomeriggio di giugno: sabato 8 per la precisione, a un anno esatto dall’argento nei Mediterranei under 23 a Jesolo, la gara che aveva costretto Stefano a un lungo stop per infortunio. In mezzo 365 giorni di dubbi e sofferenza, perché quando le cose non vanno e tu sei un giovane campione – l’unico italiano a vincere un titolo mondiale under 18 nell’atletica, Cali 2015 – l’infermeria sembra quasi una prigione.

In mezzo anche 365 giorni di determinazione, di voglia di crederci: perché Stefano, 21enne della Valsesia, è un ragazzo cresciuto con i valori antichi della sua terra, tra campagna, pietre e montagne. Lui scandisce i tempi dei suoi guai come una giaculatoria: “Da Jesolo ero tornato con una microfrattura al piede, due mesi fermo. Poi sarei voluto andare agli Assoluti di Pescara, all’inizio di settembre: un dolore atroce in allenamento. Primi di dicembre, raduno ad Ancona: faccio 2.10 in prova, 2.20 appena “pelato” e un altro problema muscolare. Gennaio, vado a Tenerife per lo stage federale, un’altra botta tremenda e strappo di oltre due centimetri. Mi chiudo a Roma, fisioterapia delle Fiamme Azzurre, per quasi un mese: Giuliano Pompili, ma anche Paolo Ranaldi e Giorgia Gramillano, mi rimettono in sesto”.

Tutto rimandato alla stagione all’aperto, comunque. Che ci fossero le premesse per tornare grande, si era visto al rientro dopo il lungo stop: 2.21 sotto la pioggia battente a Castiglion della Pescaia, “permit meeting” europeo, secondo solo al cinese Zhang Guowei (2.38 di personale, argento ai Mondiali 2015). E arriviamo a Rieti, sabato pomeriggio: 11 salti per conquistare la maglia tricolore – per la prima volta battuto Christian Falocchi, Fiamme Oro, rivelazione della passata stagione – ma soprattutto per affacciarsi oltre le nuvole: “Il mio obiettivo iniziale era fare il personale a 2.25, un salto riuscito al primo tentativo, pulito pulito: a quel punto l’adrenalina ha preso il sopravvento”.

Inutilmente Giulio Ciotti, già saltatore e ora tecnico delle Fiamme Azzurre, gli gridava: “Stefano, la politica dei piccoli passi: metti 2.27 o 2.28”. Lui la pensava in altro modo: “I 2.30 sono un muro, mai provati prima: era una specie di sfida”. Il primo salto: “Non era malaccio, peccato”, il secondo: “Sbagliato, ma OK, ci si può provare”, il terzo: “Mi sembrava di volare, non ho nemmeno sfiorato l’asticella”. Poi l’omaggio alla platea, sia pure senza più energie nervose: i 2.32 del primato italiano under 23, per superare il 2.31 di Gianmarco Tamberi, l’azzurro campione europeo e mondiale che giovedì sera aveva saltato 2.28 al Golden Gala: “Mi ha chiamato subito dopo la gara e mi ha detto: complimenti, ma ora ti devo battere”.

Vola alto, ma se c’è un ragazzo con i piedi per terra è proprio Stefano Sottile: “Per ora punto agli Europei under 23 di Gavle, dall’11 al 14 luglio”. Al momento 2.30 è in testa alla lista continentale di categoria, una buona credenziale prima di partire per la Svezia: ma – se si guarda avanti – è anche il minimo per i Mondiali di Doha, in settembre. Per continuare a volare.