Teatro in carcere, Petralia: “Vincente il binomio con la cultura”

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Nel 2021 sono state realizzate esperienze teatrali in 144 strutture penitenziarie da 124 laboratori (alcuni presenti in più di una sede). Di questi, 45 lavorano con i detenuti da più di dieci anni e 69 da più di quattro.

Sono alcuni dati relativi all’attività teatrale in carcere riferiti dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), Bernardo Petralia, nel corso dell’audizione di stamane davanti alla Commissione Giustizia della Camera nell’ambito dell’esame della proposta di legge “Disposizioni per la promozione e il sostegno delle attività teatrali negli istituti penitenziari”. Dati che – ha detto il Capo DAP – “esprimono attraverso statistiche sorprendenti il binomio cultura e carcere. Un’esperienza che ci pone al cospetto con una domanda cui forse il disegno di legge potrà rispondere in modo efficace se diventerà legge come auspichiamo”.

Petralia ha anche citato altri numeri più dettagliati che, nonostante i rallentamenti dovuti alle conseguenze della pandemia, descrivono un quadro di grande vitalità artistica sia pure non omogenea. Sono soltanto 15 i laboratori che coinvolgono detenute, a causa del numero inferiore di donne presenti in carcere; ma ben 20 quelli presenti nelle sezioni AS3, alcuni dei quali hanno prodotto esperienze di notevole valore. Nei corsi di teatro sono stati infatti formati non solo attori, 113 nel 2021, ma anche 37 scenografi e costumisti, 35 accompagnatori musicali, 30 danzatori e mimi. “Si tratta di un’offerta – ha sottolineato il Capo DAP – che viene dalle mura del carcere e che si proietta sulla società civile dunque anche sulla politica. Questa proposta di legge risponde al bisogno di superare la macchia di leopardo e di guardare alla realizzazione di un sistema.”

Il Capo DAP, che ha suggerito alla Commissione di ascoltare anche i vertici del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità (DGMC) dove si realizzano esperienze di grande rilievo, ha anche posto l’accento sulla disponibilità attuale di spazi destinati all’attività teatrale e ai relativi finanziamenti. Sono 79 i teatri veri e propri, mentre negli altri casi laboratori e spettacoli si tengono in spazi polivalenti. 75 progetti, infine, sono realizzati grazie a finanziamenti pubblici e 24 sostenuti da contributi di privati. Petralia si è espresso a favore della costituzione di un fondo, prevista dal disegno di legge, che consenta di pagare professionisti esterni “perché è urgente una politica culturale sul carcere e nulla può essere culturalmente attivo senza risorse”.

Il responsabile dell’Amministrazione Penitenziaria ha segnalato che “al momento, gli spettacoli di detenuti rappresentati all’esterno hanno una fonte giustificativa e abilitativa da parte della magistratura di sorveglianza che è diversificata: in alcuni casi sono permessi premio, altri di necessità, altri concessioni ai sensi dell’articolio 21 dell’Ordinamento Penitenziario (lavoro all’esterno)” e ha auspicato, in prospettiva, un intervento normativo che individui un’ipotesi specifica.

“Provvederò a sistemare le note tecniche suggerite dal Capo del Dap Bernardo Petralia”, ha detto al termine dell’audizione il deputato Raffaele Bruno, primo firmatario della proposta di legge, nata, come ha ricordato lui stesso, dalla personale conoscenza del mondo del teatro–carcere: “un’esperienza umana travolgente che ha fatto capire l’urgenza di armonizzare realtà tanto complesse”.