Tribunale di Firenze, nuovo centro per digitalizzare i processi storici

Strage di via dei Georgofili
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Inaugurato oggi, 27 maggio, nel Palazzo di Giustizia di Firenze, il Centro permanente di digitalizzazione degli atti dibattimentali delle stragi mafiose negli anni 1993-’94.  Vi lavoreranno tre archivisti insieme ad alcuni detenuti dal carcere di Sollicciano, provenienti da corsi  di formazione professionale. Il gruppo dovrà riordinare, schedare e digitalizzare una massa documentale costituita da 900 faldoni e 125 metri lineari di carte, oltre a supporti non cartacei ormai obsoleti, come pellicole e nastri audio, per assicurarne la consultazione in futuro.

Tra i presenti all’inaugurazione, Margherita Cardona Albini, magistrato di Gabinetto, intervenuta in rappresentanza della Guardasigilli, e Gianfranco De Gesu, direttore generale dei Detenuti e del Trattamento del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria

Il progetto si inserisce nel Protocollo d’intesa sottoscritto nel 2015 tra Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Consiglio Superiore della Magistratura e Ministero della Giustizia per individuare, in collaborazione con la Rete archivi per non dimenticare, atti di processi di rilevanza storica da digitalizzare.

Nel Tribunale di Firenze si sono celebrati i processi per la strage di via dei Georgofili, per le bombe nelle chiese romane di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano e, sempre nella capitale, per il fallito attentato allo Stadio Olimpico. Per la rilevanza rivestita dagli atti dibattimentali di questi procedimenti, il Consiglio di amministrazione della Cassa delle Ammende che ha finanziato 110 mila dei 151.500 euro del costo complessivo del progetto, ha ritenuto l’Ufficio toscano, assieme al Tribunale di Milano, una delle sedi  in cui realizzare la digitalizzazione. L’importo residuo (poco più di 40mila euro) è stato messo a disposizione dalla Regione Toscana per l’acquisto di attrezzature e arredi. Una volta completata la digitalizzazione, saranno rese disponibili alla consultazione tramite pubblicazioni online, gli atti pubblici che, come le sentenze, testimoniano la conclusione dei procedimenti.

“Il ministero della Giustizia lancia un segnale importante. E’ un’eredità che lascia al Tribunale, al distretto di Corte d’appello e, in sintesi, alle future generazioni. –  ha commentato Margherita Cardona Albini -. Lo scopo è quello di conservare la memoria e preservare la nostra storia, compiendo un’attività parallela per il ministero che è quella di inclusione e reinserimento sociale dei detenuti. L’attività degli archivisti di Stato viene destinata ai detenuti, un’occasione per ricucire il loro rapporto con la società e spendere questa loro formazione nel futuro”.