PRAP Triveneto e UCAI insieme per rimpatri ‘mirati’ dei detenuti africani

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È stata avviata nei giorni scorsi la valutazione congiunta tra il Provveditorato per il Triveneto, i rappresentanti dell’Unione Comunità Africane d’Italia (UCAI) e il sodalizio Diritti in Movimento Toscana sulla fattibilità del progetto Exodus, che si propone di ricondurre in Africa le persone detenute nelle carceri italiane intenzionate a fare ritorno nelle comunità di origine.

All’incontro, che è stato seguito dalla visita agli istituti di Padova, hanno partecipato Enrico Sbriglia, provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Armando Reho, direttore dell’Ufficio Detenuti e Trattamento, Hassan Abdul, membro del coordinamento nazionale UCAI , Soglo Godefrois, collaboratore di UCAI per il Veneto e lo psichiatra Mario Iannucci insieme alla collega Gemma Brandi, coordinatrice di Diritti in Movimento Toscana e membro del tavolo istituito dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a tutela dei fragili il 9 gennaio scorso.

Si è dibattuto su come il sistema penitenziario italiano potrebbe contribuire a favorire il percorso di rimpatrio sfruttando meglio l’esperienza della detenzione: l’acquisizione di capacità professionali dei detenuti necessarie a svolgere attività nei settori strategici dell’agricoltura, nell’artigianato e in tutti i lavori che richiedano competenze di base, potrebbe contribuire al rilancio della vocazione agricola e artigianale dei Paesi africani coinvolti e consentire obiettivi miglioramenti della vita in quelle società. Tali Paesi potranno avvalersi di un’opportunità importante che attribuirà senso alla pena e concilierà i detenuti con i loro luoghi di origine, trasformando così il tempo detentivo in vera occasione di cambiamento e valorizzazione di capacità non ancora pienamente emerse.

Grazie alla visita effettuata nelle carceri padovane, i dirigenti UCAI hanno apprezzato le numerose iniziative trattamentali indirizzate al lavoro. Attività che, attraverso percorsi di formazione, si vorrebbero ‘esportare’ in Africa, in particolare per la realizzazione di call center governativi, imprese cooperative per la panificazione e produzione di prodotti da forno, per la trasformazione di semilavorati industriali e soprattutto per attività di carpenteria in ambito edilizio, muratori, piastrellisti, idraulici ed elettricisti, particolarmente carenti in quei Paesi.

Per la predisposizione di interventi mirati per favorire il rientro nei Paesi di origine dei detenuti africani, PRAP Triveneto e UCAI hanno ipotizzato la sottoscrizione di un protocollo d’intesa per la ricerca dei profili di competenze manuali e tecniche richieste negli Stati di provenienza. Tornare in patria con la speranza concreta di migliorare la propria esistenza e addirittura la possibilità di essere risorsa importante per famiglie e comunità d’appartenenza, può infatti trasformare un momento drammatico della vita in opportunità concreta.

Per queste ragioni i percorsi di rientro nel contesto d’origine individuati in tal modo costituiscono la soluzione vincente. UCAI indicherà quali competenze e abilità vengono richieste dai Paesi africani in modo da chiedere all’Amministrazione Penitenziaria di orientare i percorsi professionali delle persone detenute africane. Nel frattempo il PRAP di Padova elaborerà i dati relativi alle nazioni di provenienza delle persone detenute di origine africana in generale e, in particolare, dei detenuti definitivi ristretti nel Triveneto.

A fronte dei numeri che emergeranno, si valuterà l’opportunità di realizzare classi omogenee di formazione professionale per consentire i necessari trasferimenti e le aggregazioni presso quegli istituti dove verranno realizzati i corsi, in particolare presso la Casa di Reclusione di Padova, la Casa Reclusione femminile di Venezia e le sezioni di Reclusione degli istituti di Verona, Treviso e Udine. Per ottenere l’indispensabile collaborazione, nel progetto saranno coinvolte le regioni del Triveneto e la Cassa delle Ammende.

Marina Caneva è referente per la comunicazione del PRAP Triveneto