Un vigneto di speranza accanto al carcere
di Catanzaro

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Un terreno abbandonato, nei pressi della casa circondariale di Catanzaro “Ugo Caridi”, tornerà presto a essere fertile e produttivo grazie all’iniziativa promossa nell’ambito di un protocollo d’intesa tra la direzione dell’istituto penitenziario e l’azienda Calabria Verde.

I firmatari si propongono di impiantare e rendere produttivo un vigneto autoctono nell’appezzamento adiacente all’istituto, recuperato e coltivato da persone detenute e in misura alternativa alla detenzione.

L’accordo, firmato dalla direttrice del carcere Angela Paravati e dal commissario straordinario di Calabria Verde, Aloisio Mariggiò, definisce forme di collaborazione tra l’azienda e l’amministrazione penitenziaria basate sulla comune convinzione che l’uso equilibrato delle risorse naturali e attività nel settore agricolo possano rappresentare delle valide opportunità di formazione e di lavoro per i detenuti.

La direzione della casa circondariale, secondo gli impegni definiti dall’intesa, metterà a disposizione la mano d’opera, mentre Calabria verde, fornirà le piante e offrirà il supporto tecnico necessario per piantumare le specie arboree, oltre a sostenere con fondi propri l’iniziativa.

Calabria Verde, ente strumentale della Regione istituito nel 2013 per assolvere a tutti gli interventi sul territorio nel campo della forestazione e della difesa del suolo, ha in fase di progettazione corsi di formazione in attività d’impresa forestale o agricola, servizi di supporto e accompagnamento psicologico e professionale e altre iniziative utili a favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di detenuti o di altri soggetti svantaggiati.

Nell’economia penitenziaria si contano diverse esperienze di viticolture e produzione di vini. Tra le più consolidate, il progetto Vale la pena della casa di reclusione di Alba “Giuseppe Montalto” dove i detenuti coltivano uve di nebbiolo, barbera, dolcetto e cortese, vinificate e poi imbottigliate dagli studenti dell’Istituto Enologico Umberto I. E nel carcere di Gorgona, dai vigneti di sangiovese, vermentino nero e ansonica, coltivati da alcuni detenuti, nascono due etichette dei pregiati vini Frescobaldi, azienda con cui l’amministrazione penitenziaria ha avviato un progetto nel 2012.