Violenza di genere, Cartabia: “Cultura e prevenzione contro il femminicidio”

Giornata contro la violenza sulle donne - Marta Cartabia
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Il problema della violenza sulle donne deve essere affrontato con un approccio globale, con un lavoro di rete tra tutti gli operatori coinvolti e con interventi che comprendano la  formazione e la prevenzione.  Sono le conclusioni dell’incontro “Vittime e autori fuori dalla violenza”, organizzato in occasione della ‘Giornata internazionale contro la violenza sulle donne‘ dal Comitato Pari Opportunità (CPO) della Polizia Penitenziaria, tenutosi oggi al ministero della Giustizia, ma sono anche i punti salienti dell’intervento della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, in apertura dei lavori.

“ Dal confronto con tutti gli operatori sembra emergere  un problema culturale, non solo in senso stretto ma anche sul modo di concepire i rapporti tra uomini e donne: se questo è il problema fondamentale, bisogna agire contemporaneamente, da un lato, per fermare i gesti di violenza, e dall’altro, per preparare un clima diverso che disinneschi il meccanismo” – ha specificato la Guardasigilli, che ha rilevato l’importanza di un lavoro preventivo e precoce, dal punto di vista “culturale, educativo anche nelle scuole con le nuove generazioni, ma anche di formazione con tutti gli operatori che sono chiamati a intervenire in questa problematica“. In proposito, la Ministra ha  espresso apprezzamento per le iniziative poste in essere dal DAP per l’attuazione dell’articolo 5 del “Codice rosso”, che prevede l’obbligatorietà di percorsi specifici per la polizia giudiziaria e progetti comuni con altri interlocutori come il ministero dell’Interno.

Il tema della necessità di un approccio globale al problema della violenza sulle donne è stato ripreso dal capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Bernardo Petralia: ”Non è sufficiente la repressione, bisogna trattare con impegno anche i molestatori” ha detto il capo DAP, sottolineando l’importanza di interventi che partano dalla famiglia, per poi investire la scuola e gli ambiti sociali”. Gemma Tuccillo, capo del Dipartimento della  Giustizia minorile e di comunità, ha ricordato come tanti minori in esecuzione penale provengono da contesti familiari caratterizzati da violenza o sopraffazione, e ha proposto di sollecitare il dialogo tra tutte le le procure.

Giornata contro la violenza sulle donne - Bernardo Petralia

La violenza sulle donne può assumere tanti volti. Può essere quello  di un superiore in ambito lavorativo, del partner o di un altro familiare, di  oppressori armati che a Kabul come in altre parti del mondo  impediscono alle donne di studiare, partecipare alla vita pubblica, di sposare chi vogliono. Frammenti di ordinaria sottomissione quotidiana raccontati da Pamela Ferlin, autrice de “Il diario afgano di Sima”, nato dalla corrispondenza con una studentessa, Sima appunto, i cui studi, finanziati da un’associazione, sono stati interrotti dall’arrivo al potere dei talebani. La battaglia della ragazza per poter continuare a studiare privatamente sembra essersi conclusa con una sconfitta: proprio durante l’incontro è arrivata la notizia che tra pochi giorni dovrà cedere a un matrimonio, con ogni probabilità combinato.

Il tema della violenza sul luogo di lavoro è stato affrontato da Emanuela Elia, assistente capo di Polizia Penitenziaria e componente del GPO, che ha presentato il “Codice di condotta contro le molestie sessuali sul luogo di lavoro e per la tutela della dignità personale, per il personale dell’Amministrazione penitenziaria e della Giustizia minorile”. Composto da 11 articoli, il testo definisce il concetto di “molestia sessuale”( art.1), ne individua le fattispecie (art. 3) e i destinatari(art.4), istituisce il consigliere di fiducia (con funzioni di “assistenza e consulenza gratuita ai dipendenti che segnalano condotte riconducibili a molestie sessuali”) e definisce procedure e provvedimenti non giurisdizionali, da attuare in caso di comportamenti indesiderati a sfondo sessuale. Del  prezioso contributo dato dalla psicologa e criminologa  Anna Costanza Baldry, scomparsa nel 2019, alla tutela delle donne e dei bambini vittime di violenza e della prevenzione, ha parlato la sorella Francesca che ha messo in rilievo i progetti di prevenzione, molti dei quali hanno coinvolto i detenuti autori di reati di violenza. Ad Anna Costanza Baldry si deve anche, come ha ricordato Antonella Paloscia, Presidente del CPO, il Sara Plus, uno strumento scientifico per valutare il rischio di recidiva dell’autore di reato già al momento dell’ingresso in carcere e indirizzarlo verso un trattamento scientifico.

A  individuare i tanti tipi di violenza e a riconoscerne i segnali, è stato dedicato l’intervento di Annita Vesto, autrice del libro “Lettera d’amore per te” ( Ed. Il Viandante), mentre ancora, in tema di formazione, Maria Franca D’Agostino, presidente della Commissione pari opportunità del Consiglio regionale d’Abruzzo,  ha evidenziato come sia importante che anche sul territorio abbiano preparazione e strumenti adeguati ad accogliere e orientare le donne vittime di maltrattamenti.

Gli aspetti legati alla cultura organizzativa all’interno dell’amministrazione Penitenziaria sono stati infine affrontati da Massimo Parisi, direttore generale del personale e delle risorse, che ha evidenziato come siano in corso alcuni interventi normativi, in particolare sull’art. 6 dell’ordinamento penitenziario, per eliminare ostacoli all’accesso delle donne della Polizia penitenziaria a ruoli e carriera che ancora sono loro preclusi.

Durante l’evento, moderato da Maria Luisa Tattoli, dirigente aggiunto di Polizia penitenziaria, il Maestro Fausto Remini, direttore della Banda musicale del Corpo della Polizia Penitenziaria, al quale è stato assegnato il compito di eseguire alcuni intermezzi musicali, ha espresso l’augurio che anche tra i suoi orchestrali aumenti la presenza femminile.

Giornata contro la violenza sulle donne
La condizione delle donne detenute infine, spesso provenienti a loro volta da contesti familiari violenti, è stata in qualche modo ricordata dalle mascherine con la scritta “Stop alla violenza sulle donne”, realizzate nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, grazie al progetto “Ricuciamo” e indossate da tutti i presenti.