Violenza di genere. Ministero: “Riforma in linea con la Convenzione di Istanbul”

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Il Ministero della Giustizia – in merito a notizie di stampa – precisa che la riforma del processo penale proposta dal Governo in alcun modo contrasta con la Convenzione di Istanbul, né riduce le tutele per le donne.

Negli emendamenti approvati dal Cdm su proposta della Ministra Marta Cartabia, sono infatti già previste, in tema di particolare tenuità del fatto, delle preclusioni, che andranno dettagliate in sede di attuazione della delega legislativa, anche tenendo conto della Convenzione di Istanbul.

Quanto al concordato in appello, presuppone un accertamento pieno del fatto e della colpevolezza da parte del giudice, al contrario del patteggiamento che invece premia la rinuncia al processo con uno sconto di pena. Si tratta di uno strumento volto ad accelerare i tempi del giudizio, in linea con le indicazioni della Convenzione di Istanbul (art.50), a tutela delle vittime.

In caso di concordato, il giudice procederà ad applicare la pena stabilita dalla legge; ogni eventuale riduzione non è premiale e può avvenire solo qualora il giudice ritenga fondati i motivi d’appello.

Nella riforma, inoltre, a testimonianza dell’attenzione riservata alla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, si propone di estendere le norme introdotte con la legge sul Codice rosso al tentato omicidio e, in genere, ai delitti commessi in forma tentata (es. la tentata violenza sessuale), in conformità alla normativa internazionale.