85 detenuti indagati per la rivolta al carcere di Trento

FacebookTwitterWhatsAppEmailCopy Link

Sono 85 gli indagati per la rivolta scoppiata nel carcere di Spini di Gardolo a Trento lo scorso 22 dicembre. L’accusa contestata dalla Procura della Repubblica di Trento è di violenza e minaccia a pubblico ufficiale e di incendio con conseguente danneggiamento. Gli indagati, se le accuse saranno confermate, rischiano di vedersi aumentare l’entità della pena da scontare.

Degli 85 indagati, poco meno della metà è rappresentato da tunisini, diversi i marocchini e una decina gli italiani. A seguito dei disordini dello scorso dicembre, dieci agenti della Polizia Penitenziaria furono medicati al pronto soccorso dell’ospedale Santa Chiara. La causa scatenante della rivolta, stando alla ricostruzione degli investigatori, sarebbe stata la morte del detenuto Sabri El Abidi, suicidatosi in cella. Il 32enne tunisino era recluso nell’istituto di Trento da un paio di anni per scontare un cumulo di pena, disposto dalla Procura generale di Venezia, per reati legati allo spaccio di stupefacenti.

Il carcere risultò pesantemente danneggiato dalla rivolta che coinvolse circa 300 detenuti: alcuni cassonetti e materassi furono incendiati creando una lunga scia di fumo e causando l’intossicamento di alcuni agenti, numerosi termosifoni e lavandini vennero divelti . Devastati anche letti, telecamere di sorveglianza, diverse porte a vetri e altri oggetti. L’allagamento causato dai detenuti aveva, inoltre, provocato seri danni all’impianto elettrico e a quello idraulico.

Due giorno dopo i fatti, il sottosegretario Vittorio Ferraresi aveva visitato la casa circondariale di Spini di Gardolo per esprimere solidarietà agli agenti coinvolti. In quell’occasione il sottosegretario aveva elogiato il coraggio e la professionalità dimostrata dagli agenti che erano riusciti a sedare la rivolta senza ricorrere alla violenza.

I primi provvedimenti furono presi pochi giorno dopo i disordini con il trasferimento di quei detenuti individuati come i maggiori responsabili delle devastazioni.