“Contro le agromafie serve un’azione coordinata”

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Mafie di settore che entrano nei mercati mettendo a repentaglio la salute dei cittadini. E’ contro questa nuova forma di criminalità che serve un’azione decisa delle istituzioni, a cominciare dal Parlamento, proponendo anche forme alternative di commercio, tra cui l’agricoltura sociale. Questo il parere espresso dai relatori intervenuti alla presentazione del sesto rapporto sui crimini agroalimentari, elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.

Secondo il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, uno dei settori più a rischio è quello della ristorazione: “Parliamo delle mense per i nostri figli, di quelle degli ospedali. Vediamo situazioni sempre più critiche. Liberarsi delle mafie non è un fatto etico – spiega – ma soprattutto è un fatto economico. Il rispetto delle regole non è un modo per far perdere tempo: le regole hanno un senso, meglio se sono chiare e intellegibili, perché dietro hanno i fatti”.

In un mercato in continua evoluzione a cambiare è anche il volto della criminalità organizzata. A esserne convinto è il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, secondo il quale “le mafie non sono più quelle che sparano ma quelle che entrano nei mercati. Sono quelle che riescono ad assicurarsi interi settori. L’accaparramento dei terreni a prezzi bassissimi – afferma De Raho – è un’altra attività tipica delle mafie per ottenere i fondi comunitari. Per evitare tutto questo è necessario alzare una barriera che non sia fatta solo di repressione”.

Per il vicepresidente del Csm, David Ermini, contro l’internazionalizzazione delle agromafie assume un valore strategico la “cooperazione internazionale, al pari di un lavoro sinergico tra le istituzioni sul piano nazionale. E’ auspicabile – prosegue – la costruzione di uno spazio giuridico comunitario puntando sulla Procura europea, le cui competenze al momento riguardano le frodi ai danni degli interessi finanziari dell’Unione, al fine di ampliarne i compiti estendendoli non solo al terrorismo ma anche alla criminalità organizzata transnazionale”.

Una risposta alle agromafie può arrivare dalla cosiddetta agricoltura sociale. A sostenere quest’idea è il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra: “Si tratta di un’agricoltura che al centro della sua azione non pone esclusivamente il profitto ma anche il rispetto per l’uomo, per il lavoro e per la natura. Le agromafie avvelenano le tavole di tutti, distruggono l’ambiente e attentano alla nostra salute. E’ un problema che ci riguarda da vicino. Bisogna rifondare le nostre comunità nel rispetto di un futuro che non può essere compromesso per il profitto di pochi”.