Mostra di Venezia: la “Metamorfosi” che il carcere può realizzare

Carlo Renoldi alla mostra del cinema di Venezia
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Con “Metamorfosi: un canto del mare”, corto di Giovanni Pellegrini, alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia arrivano immagini di un carcere lontano dai generi cinematografici e dalla cronaca, quello ancora sconosciuto a parte della società libera.

Presentato oggi presso lo spazio Regione Veneto/Veneto film Commission dell’Hotel Excelsior, il documentario racconta come, grazie a un progetto pilota promosso dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, dall’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli e dal DAP, il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, legni di barconi utilizzati da migranti per venire in Italia – siano stati trasformati da detenuti del carcere di Milano Opera in strumenti musicali dal raro valore evocativo. Non nascondono dietro laccature e levigature il loro passato, ma portano i segni della salsedine, raccontano viaggi verso un futuro migliore, a volte mai giunti a destinazione. Alcuni di questi strumenti costituiranno il primo quartetto d’archi che suonerà una sinfonia appositamente composta dal maestro Nicola Piovani.

“Il carcere ha tanti volti, ai più sconosciuti – ha commentato il Capo Dipartimento Carlo Renoldi – Questa preziosa occasione qui alla Mostra del Cinema di Venezia per il progetto Metamorfosi, di cui siamo particolarmente orgogliosi, evidenzia, alla società libera, un carcere impegnato nella promozione delle persone detenute. L’attività della liuteria offre infatti un lavoro qualificante e autenticamente riabilitativo, come devono essere tutti i percorsi di reinserimento avviati all’interno degli Istituti. Il progetto ha anche un grande valore simbolico perché i violini sono realizzati con i legni dei barconi su cui i migranti cercavano una nuova vita attraverso il lavoro. Raccontare anche questo aspetto contribuisce ad accendere nuova luce su un mondo che è parte della nostra Repubblica”.

All’incontro di oggi, moderato dal giornalista Andrea Pancani, erano presenti – insieme al Capo DAP, al Direttore Generale delle Dogane e Monopoli, Marcello Minenna, e al presidente della Casa dello Spirito e delle Arti, Arnoldo Mosca Mondadori, il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, e il regista del corto, Giovanni Pellegrini. Gli altri protagonisti del progetto, i detenuti del laboratorio di liuteria del carcere di Opera narrano invece nel documentario un’esperienza fatta anche di tante emozioni: “In fondo ai barconi abbiamo trovato anche scarpette di bambini, fischietti attaccati a giubbotti di salvataggio e altri oggetti che ci hanno fatto pensare ai tanti che non ce l’hanno fatta. Per noi è stato un viaggio nel viaggio” racconta Andrea.

“L’inattività ti distrugge – dice Vincenzo – non fai altro che pensare. Così invece hai un mestiere e la mattina non vedi ora di scendere in liuteria e iniziare a lavorare”.

Utilizza una metafora poco retorica, ancora Andrea per cogliere uno dei significati del progetto: “La fine dei legni sarebbe stata di essere smaltiti come rifiuti speciali, un po’ come per certa parte dell’opinione pubblica vede noi detenuti. Invece come i legni potremmo essere convertiti in materia prima secondaria. Se qualcuno è riuscito a dare una nuova vita a questi relitti, anche noi nel tempo riusciremo a trovare una collocazione più idonea”.

“Intendiamo estendere questo progetto – ha concluso Renoldi – perché ci ha consentito, attraverso l’attività dei tanti testimonial e l’attenzione della stampa estera, di mostrare uno dei percorsi attuati all’interno delle nostre carceri che meglio esprime il finalismo rieducativo della nostra Costituzione, la più bella del mondo, della quale come italiani dobbiamo essere particolarmente orgogliosi.”

Il progetto “Metamorfosi”, è stato insignito della Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana per l’alto valore sociale e di legalità di cui è portatore.