Cartabia: “La giustizia riparativa è un nuovo paradigma a cui stiamo lavorando”

giustizia riparativa lodi 22 aprile 2022
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Un dialogo che si è sviluppato seguendo alcuni ricordi del cardinale Carlo Maria Martini, precursore in Italia della giustizia riparativa. Ma anche l’ennesimo incontro tra Giorgio Bazzega, figlio del maresciallo Sergio Bazzega, ucciso dai brigatisti, ed Ernesto Balducchi, che nel 1984 fu l’artefice della consegna delle armi dei terroristi proprio al cardinale Martini. Al tavolo di confronto che si è tenuto nell’aula magna del liceo Verri di Lodi, hanno partecipato Grazia Grena, ex militante della lotta armata, ora volontaria in carcere, Adolfo Ceretti, docente di criminologia ed esperto di giustizia riparativa, la ministra della Giustizia Marta Cartabia e i già citati Bazzega e Balducchi.

Commoventi le pacche tra l’ex terrorista Balducchi e Bazzega a cui, prima di compiere tre anni, è stato portato via il padre in uno scontro a fuoco con il brigatista Walter Alasia, il 15 dicembre 1976. Dopo un lungo percorso di giustizia riparativa, Bazzega ha detto di essere riuscito ad alleviare il rancore: “Ti senti un po’ meno vittima. Ho iniziato questi incontri perché non volevo più stare male, bramavo la serenità. Le vittime non hanno il monopolio del dolore: incontrando il dolore dei colpevoli, sono riuscito a capire meglio anche il mio dolore”.

Altrettanto toccanti le esperienze degli incontri di giustizia riparativa raccontati da Ceretti. Il professore si è soffermato sull’importanza di condividere le memorie e non pretendere, invece, che esista una memoria condivisa tra vittima e colpevole. Le parole conclusive della serata sono state affidate alla ministra Cartabia: “Ogni percorso di recupero è un guadagno per tutti – ha esordito -. Non bisogna sottrarsi all’incontro con il male, perché il male è purtroppo parte della realtà”. Il conflitto, ha ricordato la Guardasigilli, esiste a partire dai ragazzini a scuola, ai posti di lavoro fino ad arrivare ai grandi dissidi della guerra.

“Il cuore umano è incline al male sin dall’adolescenza. Ma dentro il cuore umano c’è sempre un’infinita possibilità di rinascita”, ha affermato la ministra. Ha ricordato i diversi incontri avuti anche con le vittime di reati molto diversi da quelli al centro del dibattito: quelli con i famigliari delle vittime del crollo del Ponte Morandi e del rogo della Thyssenkrupp, ad esempio. La Guardasigilli ha sottolineato i limiti della giustizia di fronte “all’incapacità di placare fino in fondo quella sete di giustizia che l’esperienza del male ti mette dentro”. La ministra, poi, ha rimarcato il valore degli scritti del cardinale Martini sulla giustizia, facendo riferimento al “nuovo paradigma di giustizia” a cui si sta lavorando con le riforme in cantiere, tra cui quella sulla giustizia riparativa, appunto.

La giustizia riparativa “può diventare una possibilità per tutti. Una legge può generare una buona infrastruttura normativa per creare opportunità e sostegno ad attività che esistono già” in Italia. Molti, infatti, i percorsi già avviati nel Paese, a partire dal libro degli incontri a cui hanno partecipato tutti i presenti al dibattito a Lodi. Ma molte anche le esperienze di giustizia riparativa all’estero, dal Sud Africa alla Colombia. Esperienze raccontate nel vertice del Consiglio d’Europa a Venezia lo scorso dicembre. Al termine dell’incontro, la ministra si è trattenuta a dialogare con il pubblico presente in sala e a firmare le copie di “Un’altra storia inizia qui”, libro scritto insieme ad Adolfo Ceretti proprio sul magistero di Carlo Maria Martini.

Clicca qui per l’intervista a Giorgio Bazzega