Il carcere sarà dedicato a don Resmini
“Uomo sempre pronto al dialogo”

don fausto resmini
FacebookTwitterWhatsAppEmailCopy Link

Don Resmini, scomparso a 67 anni il 23 marzo scorso a causa del Covid -19, è stato per oltre trent’anni cappellano della casa circondariale di Bergamo ed è ricordato come un sacerdote in prima linea su tutti i fronti di lotta alla marginalità sociale e alla tossicodipendenza. Aveva fondato la comunità per minori don Milani di Sorisole, e il suo camper Esodo era una presenza costante alla stazione ferroviaria di Bergamo dove offriva pasti caldi ai poveri e alla senza fissa dimora.
«Non riusciamo a parlarne al passato, era un punto di riferimento per tutti» afferma Teresa Mazzotta, direttrice dell’istituto penitenziario e promotrice, insieme a due parlamentari bergamaschi, Maurizio Martina ed Elena Carnevali, della richiesta al Ministro della Giustizia di intitolare al religioso la casa circondariale.
Proposta accolta con entusiasmo dal ministro Alfonso Bonafede che nella nota di risposta scrive: “Don Fausto Resmini era più che un semplice cappellano, era un punto di riferimento per l’intera comunità di Bergamo e per chi ha avuto la fortuna di incontrarlo sulla propria strada. Una guida morale, un padre spirituale, un uomo sempre pronto all’ascolto e al dialogo”.
Il vuoto lasciato dal sacerdote, amato da tutta la comunità carceraria, ha trovato espressione in una lettera scritta, subito dopo la sua morte, dal personale di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere bergamasco e che il Guardasigilli ha voluto riportare nella nota in cui accoglie la proposta: “Caro Don Fausto, per gli anni che hai dedicato a questo istituto penitenziario, per noi sei sempre stato un punto di riferimento: nel quotidiano, nell’emergenza, nei momenti di lutto e di buio, nei momenti di festa e di gioia”.
«Non appena la situazione sanitaria lo permetterà – conclude il Guardasigilli – voglio visitare Bergamo e l’istituto che sarà intitolato a don Fausto, per esprimere vicinanza agli agenti e a tutti gli operatori. Mi piace pensare che questo, seppur semplice atto, sia un modo per far continuare a vivere l’esempio di don Fausto”.