La Biblioteca Centrale Giuridica tramanda la memoria della Shoah

Locandina mostra shoah biblioteca centrale 27 gennaio 2020
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Dal 27 gennaio al 21 febbraio 2020, la mostra organizzata (clicca QUI per il catalogo) dalla Biblioteca Centrale Giuridica per ricordare la Shoah ha accolto, nella sede di piazza Cavour, 470 visitatori, giusto in tempo prima che arrivassero le limitazioni imposte dal lockdown. Numericamente rilevante l’intervento delle scolaresche: le giovani generazioni hanno avuto l’opportunità di apprezzare un’iniziativa dal profilo tanto originale quanto decisivo per comprendere l’importanza della Giornata della Memoria anche nell’ambito del diritto e della pubblicistica specializzata.

Con il catalogo della mostra, pubblicato nei giorni scorsi dalla BCG, trova compiuta realizzazione un progetto a lungo coltivato e finalmente concretizzato, in occasione del 75° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz.

Questa iniziativa – dedicata ai testi normativi, ai libri e alle riviste giuridiche –  segna un legame ideale con il materiale presentato nel maggio 2019 nella mostra “I Libri Salvati”: quelli cioè sottratti al rogo del 10 maggio 1933, quando l’Associazione degli studenti tedeschi nella Opernplatz di Berlino diede fuoco alle pubblicazioni messe all’indice dal nazismo per rimuovere “la corruzione giudaica della letteratura tedesca”.

Diritto e pubblicazioni sono per molti aspetti la cifra del livello di civiltà raggiunto da una nazione, ma quando convergono nelle “leggi razziali” e nella teorizzazione di una “politica della razza” danno luogo a una realtà parallela. Il catalogo della mostra fotografa in profondità, con ricchezza di particolari, un contesto di natura quasi distopica: l’anno di riferimento è il 1938, quello dell’emanazione delle “leggi razziali”, ma la campagna di propaganda parte da qualche mese prima e si fa più pressante negli anni della guerra, nell’intento di far accettare principi in larga parte alieni al popolo italiano.

Per l’occasione la Biblioteca ha dato fondo a tesori documentali, indispensabili per la comprensione del fenomeno in tutta la sua drammatica portata storica: testi normativi, materiale propagandistico, riviste come “La Difesa della razza” o “Il Diritto razzista”. E libri, tanti libri, dai titoli oggi quasi privi di significato come “Ebrei, chiesa e fascismo” o “Contra Iudeos”.

Al di là della pubblicistica, ormai chiaramente pertinente a un’altra era, sempre vive restano nella sezione biografica le vicende di chi è rimasto personalmente toccato dalla discriminazione: in particolare i tanti giuristi italiani vittime dell’epurazione, costretti – nella migliore delle ipotesi – a destini di emigrazione o emarginazione, in stridente contrasto con un ruolo scientifico confermato dall’illuminante bibliografia.

E, ultima ma non per importanza, la sezione dedicata all’epurazione dei magistrati, destituiti o rimossi dall’ordine giudiziario: tra le tante personalità di valore, ma vittime di discriminazione anche perché ritenute scomode dal regime, spicca il nome di Mario Finzi. Il più giovane magistrato escluso dal ruolo, era entrato in servizio come uditore nel Tribunale di Bologna il 18 maggio 1938, pochi mesi prima delle “leggi razziali”: arrestato nel 1944 morì nel lager di Auschwitz il 22 febbraio 1945, a soli 32 anni.