Cartabia: “La giustizia riparativa può diventare il pilastro della giustizia di domani”

La ministra Cartabia interviene sul tema della giustizia riparativa, il 14 marzo 2022, all'università Cattolica di Milano
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Si è concluso il progetto europeo Re-Justice che coinvolge università e centri di ricerca di Belgio, Italia, Grecia e Spagna. Avviata nel 2019, l’iniziativa ha avuto il compito di studiare utilizzi e ricadute nella società dello strumento della giustizia riparativa. Nel convegno finale, “Giustizia riparativa e formazione della magistratura“, organizzato dall’Università Cattolica di Milano, il discorso di chiusura è spettato alla ministra della Giustizia Marta Cartabia.

“La giustizia riparativa può diventare un nuovo pilastro della giustizia – ha rimarcato la Ministra -. Certo, deve essere complementare rispetto alla giustizia penale. Anzi, deve essere un elemento trasversale in grado di entrare in qualunque meandro della giustizia penale”. Lo strumento della giustizia riparativa, per la Guardasigilli, può essere utilizzato per risolvere ogni tipo di conflitto: “Ha un orizzonte potenzialmente sconfinato, perciò bisogna accompagnarlo con un percorso formativo su come gestire i conflitti fin dalla scuola dell’obbligo. Un lavoro che ha dei tempi lunghi, ma si tratta un investimento culturale”.

E ha aggiunto: “Anche in questo momento – riferendosi all’aggressione russa in Ucraina -, stiamo assistendo alla disperata ricerca di un mediatore, perché abbiamo sempre bisogno di un soggetto terzo che permetta alle parti di avvicinarsi. In questo momento la ricerca di un mediatore è il punto più difficile e decisivo”.

La ministra Cartabia, poi, ha rivolto un invito a tutti gli attori della mondo della giustizia a “far conoscere i dati e le statistiche dei risultati della giustizia riparativa. Dati spesso controintuitivi, che vanno raccolti e fatti conoscere, come vanno fatte conoscere le storie e le esperienze dalle quali emerge che ciò che nella nostra logica è diviso e contrapposto, nella esperienza è unito”. L’esortazione a sperimentare nuove forme di giustizia riparativa deriva anche dal fatto che è un elemento contenuto nella legge delega di riforma che “non ha incontrato resistenze fino a oggi – dentro e fuori dal parlamento -. Io non sono particolarmente ottimista su eventuali momenti di tensione che potrebbero verificarsi quando andremo a chiedere le risorse per l’attuazione, ma siamo in una fase in cui non si è incancrenito il dibattito, come avvenuto per altro. È il momento giusto per intervenire perché scevro da pregiudizi”.

La titolare del dicastero di via Arenula ha posto più volte una quesito alla platea: “Di fronte al male generato da ogni crimine bisogna chiedersi se è necessario andare verso pene sempre più severe, che però mai danno soddisfazione. Il bisogno di giustizia ci sta parlando di un bisogno di pena più severa o ci sta ponendo una domanda, una ‘fame di senso’, e quindi chiedendoci qualcosa di nuovo? La giustizia riparativa può essere una risposta più adeguata a quel bisogno di giustizia che noi tutti sentiamo di fronte ai fatti piccoli o grandi che segnano la vita delle persone e la vita dei popoli”. Dalle piccole scaramucce alle grandi guerre, la ministra Cartabia ha detto di avere una solida convinzione: “La giustizia riparativa vale per tutti i tipi di conflitto. Certo, ci vorrà una gradualità. Cerchiamo di introdurla in modo tale che possa essere accolta nella cultura giuridica”. Diversi i rimandi che la Guardasigilli ha fatto alla Conferenza dei ministri della Giustizia dei Paesi del Consiglio d’Europa: lo scorso 13 dicembre, in Veneto, è stata siglata la “Dichiarazione di Venezia“, proprio sul tema della giustizia riparativa.

Al convegno conclusivo del progetto Re-Justice, prima della chiusura della ministra, sono intervenuti Giorgio Lattanzi, Presidente della Scuola Superiore della Magistratura e Presidente emerito della Corte costituzionale, Gaetano Silvestri, già Presidente della Scuola Superiore della Magistratura e Presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida, già Presidente della Scuola Superiore della Magistratura e Presidente emerito della Corte costituzionale, Claudia Mazzucato, Associato di Diritto penale e Giustizia riparativa all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Laura Hein, Policy Officer, European Forum for Restorative Justice, Enrico Maria Mancuso, Ordinario di Diritto processuale penale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Diletta Stendardi, Avvocato e Mediatrice penale, Gianluca Varraso, Ordinario di Diritto processuale penale e Diritto penitenziario all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Guglielmo Leo, Magistrato e Assistente di studio alla Corte costituzionale, e Gian Luigi Gatta, Comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura, Ordinario di Diritto penale all’Università degli Studi di Milano e Consigliere della Ministra della Giustizia.

In allegato la locandina dell’evento

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