Romania, scontro sulla riforma della giustizia. I timori dell’Ue

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I nuovi interventi in materia di giustizia adottati dal governo romeno hanno suscitato parecchie discussioni, qualche dubbio per la tenuta dell’assetto costituzionale e anche l’intervento preoccupato delle istituzioni europee.

L’esecutivo di Bucarest guidato dalla socialdemocratica Viorica Dancila ha adottato una nuova ordinanza di urgenza che modifica le leggi sulla giustizia. Nello specifico, l’intervento riguarda la nomina e la durata del mandato di procuratore generale e procuratori aggiunti, dei capi di Diicot (Direzione di investigazione per criminalità e terrorismo) e Dna (Direziona nazionale anticorruzione). La reazione dei partiti che si oppongono alla maggioranza di centrosinistra è stata molto dura, con l’accusa rivolta al governo di voler sottoporre il potere giudiziario al controllo del potere esecutivo, incrinando così il principio democratico della separazione dei poteri e mettendo a repentaglio l’equilibrio previsto dall’ordinamento costituzionale della Repubblica romena. Sul tema si è avuta, inoltre, la dura presa di posizione del capo dello Stato, Klaus Iohannis: “Il governo socialdemocratico vuole creare, attraverso le ordinanze di urgenza, uno statuto speciale per coloro che hanno problemi con la giustizia. La Romania non può essere a disposizione di quelli che vogliono instaurare il controllo politico sulla giustizia”. Evidenti perplessità sull’intervento riformatore sono state espresse anche dal procuratore generale, Augustin Lazar: “La nuova ordinanza sulle leggi riguardanti la giustizia può portare a un blocco istituzionale e contiene disposizioni non costituzionali”.

Il ministro della Giustizia romeno, Tudorel Toader, intanto, ha chiarito che l’ordinanza è stata proposta dal Consiglio superiore della magistratura, mentre il primo ministro Dancila ha assicurato che al più presto fornirà spiegazioni ai vertici di Bruxelles rispetto ai motivi che hanno giustificato l’adozione dell’atto normativo.

La vicenda della riforma della giustizia romena ha richiamato immediatamente l’attenzione delle istituzioni di Bruxelles, e la Commissione Europea ha già preannunciato l’intenzione di chiedere chiarimenti ulteriori al governo di Bucarest. Il portavoce capo dell’esecutivo Ue, il greco Margaritis Schinas, ha spiegato che “gli ultimi sviluppi che riguardano lo Stato di diritto in Romania vengono seguiti con preoccupazione. Sia il contenuto che la procedura degli ultimi cambiamenti, usando ordinanze di emergenza senza alcuna consultazione con il potere giudiziario e con gli altri portatori di interesse, sembrano essere in diretta contraddizione con la raccomandazione della Commissione”. In un precedente rapporto datato novembre 2018, la Commissione aveva esortato la Romania a “mettere in piedi un sistema di nomina robusto per gli alti magistrati, basato su criteri chiari e trasparenti”. Per l’esecutivo comunitario “Bucarest deve ora con la massima urgenza rimettere sulla strada giusta il processo riformatore. Il che vuol dire andare avanti, non indietro, e astenersi da qualsiasi passo che danneggi i progressi fatti nel passato”.

La Romania, Paese che fino al 30 giugno 2019 detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea, non è nuova a forti tensioni istituzionali proprio sul tema della giustizia. Già nel maggio scorso il presidente Iohannis si era rifiutato di promulgare la riforma giudiziaria approvata nel dicembre del 2017 dal governo di centrosinistra con questa motivazione: “L’intervento costituisce una minaccia all’indipendenza del potere giudiziario e non è conforme al quadro costituzionale e agli standard europei, perché indebolisce lo status dei procuratori e introduce strutture e ostacoli che possono intimidire i magistrati”. In quell’occasione il capo dello Stato romeno aveva annunciato l’intenzione di inviare il pacchetto di riforme alla Corte Costituzionale e, per un parere, agli esperti europei della Commissione di Venezia.

Il tema dei rapporti tra politica e magistratura era, inoltre, già particolarmente caldo per il Paese dell’Europa orientale dopo le polemiche legate alla possibile nomina a capo della Procura europea della magistrata Laura Codruta Kovesi, indagata per il reato di abuso di ufficio, corruzione e falsa testimonianza, e fortemente osteggiata dal Guardasigilli romeno.