Simulare un processo: gli studenti imparano e riflettono recitando

FacebookTwitterWhatsAppEmailCopy Link

Simulare un processo per imparare e riflettere sui comportamenti legati a reati come lo spaccio, la diffamazione sul web e il cyberbullismo. E’ l’esperienza che in questi giorni ha visto come protagonisti gli studenti di tre istituti scolastici – l’Istituto Professionale “G. Marconi” di Prato, la scuola Media “Mazzei” di Poggio a Caiano e l’Istituto “N.Pizi” di Palmi – che hanno impersonato le parti nel processo.
L’iniziativa nei due istituti toscani è stata organizzata dall’Ufficio scolastico e dalla sezione pratese dell’Associazione nazionale magistrati diretta dal sostituto Procuratore Lorenzo Gestri che, parlando ai ragazzi ha detto: “Con questo incontro avete la possibilità di vedere come viene amministrata la giustizia, qual è la funzione del processo e quali sono le parti coinvolte”.

Una dose di hashish venduta in classe sotto gli occhi del professore, questo il caso simulato dai ragazzi dell’istituto Marconi e il processo si è svolto nell’aula Galli Alessandrini del Palazzo di Giustizia di Prato con cinque veri giudici che si sono divisi tra collegio giudicante, pubblico ministero e difesa.

Diffamazione via social, il caso affrontato dagli studenti del “Mazzei”, argomento molto sentito tra i giovani. “Mi hanno colpito l’atmosfera e la serietà del tribunale, ho improvvisato e me la sono cavata bene. E’ stata una bella esperienza” racconta lo studente che ha interpretato il ruolo del professore testimone del reato.

Ciak. Un processo simulato per evitare un processo vero è il titolo del progetto ideato dal Tribunale per i Minori di Catanzaro e realizzato dagli studenti del “Pizi” che hanno affrontato l’argomento del cyberbullismo. Per la la dirigente scolastica Maria Domenica Mallamaci “parlare di bullismo e di cyberbullismo non è mai troppo: bisogna assolutamente aderire a proposte di progetti educativi che mettono in gioco direttamente i giovani in ruoli realmente vissuti da terzi”. “Queste attività trasmettono messaggi di tutela e salvaguardia della propria privacy e di quella altrui – aggiunge Mallamaci – oggi gravemente a rischio per la facilità con cui i social network consentono, anche ai minori, di veicolare foto e video spesso molto compromettenti”. Questa del 2019 è stata la quinta edizione.

Sono diverse le scuole che stanno aderendo a progetti di questo tipo: ognuna sceglierà un tema da affrontare e sviluppare. L’obiettivo è aumentare le conoscenze degli studenti e far decadere i pregiudizi. Per Maria De Simone, dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana, “la soddisfazione più grande è vedere l’entusiasmo con il quale i ragazzi affrontano l’ingresso in un aula del tribunale che di solito viene vissuta come qualcosa di molto lontano dalla loro realtà o solo un luogo dove si va se si è fatto qualcosa di male”.