Toscana, rinnovato protocollo per studio universitario in carcere

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E’ stato rinnovato a Firenze, presso la sede della presidenza della Regione Toscana, in Palazzo Strozzi, l’accordo che consentirà alle persone detenute negli istituti toscani di studiare e laurearsi mentre stanno scontando la pena.

Il Protocollo è stato firmato dal presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, dal Provveditore Regionale dell’Amministrazione penitenziaria per la Toscana e l’Umbria, Pierpaolo D’Andria, e dai rettori delle università toscane, Alessandra Petrucci per Firenze, Riccardo Zucchi per  Pisa, Gianluca Navone (delegato del Rettore Roberto Di Pietra), per Siena, e Tomaso Montanari, per l’Università per Stranieri di Siena.

Il Polo Universitario Penitenziario (PUP) della Toscana, formalizzato nel 2017 con il primo accordo regolatore, comprende 12 corsi di laurea attivati negli Istituti di Pisa, San Gimignano e Prato. Nell’anno accademico 2021 -22 dei 65 iscritti, 31 hanno optato per i corsi di scienze politiche, 11 per le materie attinenti a Scienze sociali. Una preferenza, quella per le materie giuridiche e sociali che sembra confermarsi anche per i detenuti iscritti ai Poli Universitari degli altri Provveditorati,  attivati in collaborazione con 29 atenei italiani secondo un monitoraggio del DAP. Sono 850 detenuti che frequentano corsi universitari, tra loro appartenenti anche all’Alta Sicurezza e al circuito 41bis.

Il Polo dell’Università degli Studi di Sassari si attesta come il più virtuoso con 17 corsi di laurea, circa 60 studenti attivi ogni anno, una media del 5,4% di laureandi (contro il 2% nazionale) e con un numero di laureati pari al 30% del totale nelle carceri italiane. Finanziato da MIUR, Ministero della Giustizia, ERSU (Ente Regionale per il diritto allo studio universitario), Fondazione Sardegna e dalle diocesi di Alghero-Bosa, il PUP Sassari  si appresta a diventare un modello per altri corsi universitari destinati a detenuti. La prima infrastruttura informatica penitenziaria di strumentazioni e software d’avanguardia progettata e realizzata dal Polo sardo durante la pandemia, è stata scelta infatti dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per una sperimentazione annuale, da poco conclusa, che verrà estesa ad altre realtà nazionali. L’infrastruttura consente agli studenti di condividere materiali didattici, di comunicare con i docenti e tutor in totale sicurezza, rendendo più semplice e inclusivo il percorso universitario.