Ufficio del processo, la ministra Cartabia a Firenze

Convegno a Firenze 19 luglio 2021
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Terza tappa del viaggio nelle Corti d’appello italiane per illustrare l’Ufficio del processo. La ministra della Giustizia Marta Cartabia dopo Milano e Catania interviene a Firenze durante la Tavola rotonda “Ufficio per il processo: come farlo funzionare?”. Alla presenza di numerose istituzioni locali, in una giornata significativa per l’Italia in cui ricorre l’anniversario della strage di Via d’Amelio, il primo pensiero della ministra è rivolto proprio a Paolo Borsellino, fulgido esempio  di una giustizia “funzionante”.

“Una giustizia che funziona è, prima di ogni altra cosa, presidio contro la legge del più forte e contro le infiltrazioni della criminalità organizzata, che sono subdole e velenose, che impoveriscono tutto il tessuto sociale. C’è un nesso strettissimo tra una giustizia efficace e la prosperità sociale – ha specificato la Ministra – “Non è un caso che il piano di resilienza europeo (PNRR) chieda imperiosamente alla giustizia italiana di intervenire con una riforma ambiziosa e audace su efficienza, qualità e celerità. Questo è l’obiettivo delle riforme a cui stiamo lavorando, con una grande mobilitazione di riforme sul piano organizzativo e sul piano della digitalizzazione”. Con queste parole la Ministra ha voluto sottolineare ancora una volta come riforme, risorse, digitalizzazione e organizzazione siano parole chiave e direttrici di un lavoro che converge verso gli obiettivi posti dal PNRR.

Quella che attualmente è all’esame del Parlamento è una riforma approvata dall’intero governo dopo mesi di dialoghi, di confronti a 360 gradi e di lunghe e pazienti trattative e mediazioni a cui hanno partecipato e dato il loro contributo tutti i protagonisti politici della maggioranza, nessuno escluso. E tutti lo hanno approvato nel Consiglio dei ministri, fatti salvi i necessari aggiustamenti tecnici” – ha voluto specificare la Guardasigilli – ricordando che da sole le riforme non bastano:  “E’ ovvio che la riduzione dei tempi dei processi non può dipendere solo dalle riforme del rito, penale o civile, né tantomeno dalle regole che governano l’improcedibilità. Ci vogliono risorse e capacità organizzativa. Sappiamo bene che ci sono alcune Corti di appello che hanno tempi di decisione superiori ai due anni, ma 19 su 29 già rispettano i tempi previsti, solo 7 sono le situazioni critiche”.

 

“Una giustizia efficiente, celere e di qualità è un motore dell’economia e aiuta nell’attrazione anche di investimenti stranieri” ha aggiunto -” Ora abbiamo l’occasione di invertire la rotta. Non a caso, proprio la riforma della giustizia, insieme a quella della Pubblica amministrazione e del fisco, è tra le condizioni poste dell’Europa, per garantire l’intero finanziamento del Recovery”.

“Abbiamo sottoscritto impegni ambiziosi: ridurre del 40% i tempi di definizione del processo nel civile e del 25% quello penale. E a questo obiettivo tendono le riforme, sia del processo civile che di quello penale, che sono ora in Parlamento. Non sottovalutiamo il fatto che, dopo anni di tagli, anche la Giustizia potrà beneficiare di cospicui investimenti per aiutare gli uffici a rispettare gli impegni sottoscritti con l’Europa. L’Ufficio del processo servirà anche a questo. Ma non basterà: occorrono anche più magistrati, cancellieri, personale tecnico e amministrativo. Anche a questo vogliamo provvedere: proprio giovedì e venerdì scorsi, si sono tenute le prove per il concorso di magistratura. E in autunno, come ho già anticipato in altre sedi, ci sarà il bando per un ulteriore concorso”.

E parlando di Firenze, dove l’Ufficio del processo è già presente, ha aggiunto che con la sua presenza ha innescato un dinamismo virtuoso anche in termini di accelerazione nella definizione dei procedimenti.
“Qui l’Ufficio del processo ha funzionato e funziona molto bene perché è diventato il fulcro di una rete di rapporti che coinvolge università, carcere, istituzioni locali, mondo produttivo, società civile” ha chiosato la ministra.

 

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