Venezia, firmato protocollo d’intesa per locazioni abitative

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, firmano il protocollo d’intesa per le locazioni abitative (foto del Ministero della Giustizia)
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Prima Venezia, per siglare un protocollo col Comune, poi Padova, per un convegno dedicato a Rosario Livatino, al primo magistrato proclamato beato. Doppio appuntamento veneto per il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.

Al mattino il Guardasigilli è stato a Venezia, dove, con il sindaco Luigi Brugnaro, alla presenza delle massime autorità civili e militari cittadine e dei vertici della Magistratura veneziana, ha siglato il protocollo d’intesa tra il comune di Venezia e il ministero della Giustizia per assicurare locazioni abitative a prezzo calmierato nel territorio comunale in favore del personale amministrativo in servizio negli Uffici giudiziari di Venezia.

In base all’accordo il comune di Venezia metterà a disposizione del ministero della Giustizia almeno dieci appartamenti di proprietà comunale a Marghera. Spetterà a via Arenula, secondo criteri obiettivi e predeterminati, selezionare ed indicare al comune di Venezia il personale destinato agli Uffici giudiziari interessato a sottoscrivere il contratto di locazione con l’Ente.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, firmano il protocollo d’intesa per le locazioni abitative (foto del Ministero della Giustizia)

Il Comune si impegnerà inoltre a sollecitare e a raccogliere la disponibilità di alloggi individuati da altri Enti, per soddisfare le medesime esigenze..

“E’ un grande orgoglio essere a Venezia, la città in cui per 40 anni ho esercitato la funzione di magistrato”, ha sottolineato il ministro Nordio. “Ringrazio il sindaco, le autorità presenti e tutti i colleghi intervenuti. Quando ho assunto il mio incarico di Governo ho focalizzato il mio programma su due obiettivi: l’efficientamento della giustizia civile, che versa in grave sofferenza, e l’aspetto penale legato alle garanzie della presunzione di innocenza ed esecuzione della pena. In questo lavoro lungo e gravoso per efficientare la giustizia, ci siamo trovati ad affrontare difficoltà che sembrano insormontabili e per le quali stiamo cercando soluzioni. Venezia è un esempio lampante di questa situazione. In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario avevo promesso una trentina di posti da destinare al personale amministrativo, per colmare i vuoti degli uffici giudiziari: i concorsi si sono conclusi, ma i candidati vincitori non vogliono più venire per i costi della città. Da Venezia parte, dunque, un provvedimento pilota: le persone che sceglieranno di lavorare nella città lagunare avranno la disponibilità di appartamenti in locazione a prezzo contenuto e competitivo. Non sappiamo che effetto produrrà questo impegno condiviso, ma è sicuramente un primo passo che estenderemo all’intera Regione e successivamente a tutto il Paese. Restiamo a disposizione per ascoltare le proposte di chiunque abbia ulteriori soluzioni per affrontare questa criticità, che vede in Venezia la più evidente di queste discrasie”.

Nel pomeriggio, il Ministro ha partecipato a Padova ad un incontro organizzato nell’ambito della mostra dedicata a Rosario Livatino, magistrato siciliano ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990, a cui hanno preso parte, fra gli altri, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, e il vice presidente del Csm, Fabio Pinelli.

“Il giudice Livatino è un esempio straordinario. Noi abbiamo avuto molti magistrati uccisi dell’adempimento del dovere, il ministero della Giustizia ha avuto il numero maggiore in percentuale di magistrati uccisi, soprattutto durante il periodo delle Brigate rosse. Sono gli eroi della democrazia ma questo è un santo. La differenza tra l’eroe e il beato sta proprio qui – ha proseguito Nordio – che l’eroe muore per una causa in cui crede, ma il santo riesce addirittura a perdonare quelli che lo stanno sopprimendo”.

Nordio ha quindi ricordato di aver avuto “l’onore di presiedere all’arrivo della camicia insanguinata del collega Livatino al Ministero. Abbiamo avuto una cerimonia laica e successivamente una messa in sui onore. Sono stati due momenti solennemente significativi e complementari, perché hanno coniugato il dovere civico con la santità. Livatino è stato dichiarato beato non solo per il suo coraggio, ma perché ha perdonato in limine mortis ai suoi aggressori che differenzia la bontà dalla santità”, ha concluso.