Lavori di pubblica utilità: cosa è fatto e cosa da fare

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Le Linee Programmatiche messe nero su bianco dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini a inizio dello scorso dicembre indicano la via per migliorare il funzionamento di una istituzione importante e complessa come il DAP. Fra queste, parlando di lavoro per i detenuti, si fa espresso riferimento al lavoro di pubblica utilità (art. 20ter o.p.).

Il primo esperimento è stato realizzato con grande successo a  Roma e ha riguardato gli istituti di Rebibbia Nuovo Complesso, Rebibbia Reclusione e Rebibbia Femminile. La start-up romana ha innescato l’avvio di una bonifica culturale del carcere con il coinvolgimento attivo della Polizia Penitenziaria e ha aperto spazi nuovi al senso di umanità.

Nessuno infatti può essere così ingenuo da pensare di poter rieducare tutti, ma la costituzione di una task-force specificamente dedicata al lavoro di pubblica utilità ha scatenato grossi entusiasmi sia tra la Polizia Penitenziaria sia nella popolazione detenuta. I detenuti selezionati per questi lavori si fidano e si affidano agli agenti e questi ultimi, grazie a quella bonifica culturale di cui sopra, divengono i Garanti del rispetto delle regole e dei diritti dei detenuti lavoratori.

È nato in questo modo il format “Mi Riscatto per…”, nuovo e moderno esempio di best practice che, dopo Roma, altre città stanno replicando con successo, dando piena esecuzione all’articolo 20 ter del Decreto Legislativo del 2 ottobre 2018 n. 124 e che ora anche l’ONU ci invidia. Se è vero che il Rappresentante dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) in Messico ha scritto al Ministro Bonafede e al Capo del DAP che “‘Mi riscatto per Roma’ può essere di grande interesse per il Messico e per questo abbiamo intenzione di verificarne la sua trasferibilità”.

Il progetto, avviato a fine marzo e poi siglato ufficialmente nell’agosto dello scorso anno, ha consentito di eseguire fino a oggi circa 4mila interventi. Nel 2019 i lavori di pubblica utilità sul territorio romano coinvolgeranno 190 detenuti: 50 destinati alle aree verdi e già formati dal Servizio giardini del Comune di Roma, con rilascio di attestato e abilitazione; 30 già formati da Autostrade per l’Italia, con tanto di attestato professionale per operare in qualità di asfaltatori e manutentori di strade; 50 saranno formati entro metà febbraio da Ama Roma, con attestato di operatore ecologico, e così altri 50 detenuti di Rebibbia Reclusione; 10 detenute del femminile  infine saranno formate dal Servizio Giardini, con successivo rilascio di attestato e abilitazione.

Il positivo impatto dell’iniziativa ha consentito ai detenuti coinvolti di essere apprezzati dai cittadini romani per il risultato ben visibile del lavoro realizzato e questo contribuisce, indubbiamente, a dar loro fiducia nel futuro. L’azione mediatica del Campidoglio ha consentito inoltre di richiamare l’attenzione sul carcere come luogo dedicato alla misura cautelare, ma che deve avere una sua utilità. Questa importante chiave comunicativa ha pressocché distrutto la falsa pietà e la costernazione dolorosa che spesso circonda le carceri: puniamo, ma poi ci vergogniamo di averlo fatto e nascondiamo i luoghi di pena, prostrandoci per la malasorte di chi vi è ristretto. Come se la Giustizia, e quindi le condanne, fossero di derivazione divina e non comminate in nome del popolo italiano. Con ciò si abbandona anche quanto di più alto possa esserci nel concetto di punizione: se vogliamo punire per rieducare (ed è questo il senso della pena per i Padri Costituenti), dobbiamo avere il coraggio di farlo dando dignità umana alla pena e non nasconderla, non ammantarla con quella vena di dolore che blocca ogni discussione.

Il domani di una persona detenuta si costruisce solo se si ragiona in termini di sicurezza per la società. E così a Milano si è replicato: “Mi Riscatto per Milano” ha coinvolto Lend Lease, multinazionale australiana quotata in borsa, che ha analizzato il modello romano facendolo suo e divenendo partner strategico del DAP. Sono stati coinvolti anche la Regione Lombardia, il Comune di Milano, la Città Metropolitana di Milano, Fits, Ance, Plus Value: ciascuno per le proprie competenze partecipa allo sviluppo del progetto denominato “21/21”. Trecento i detenuti impegnati in tre anni per la rigenerazione urbana dell’area ex-Expo, con formazione professionale e il coinvolgimento di Ance per clausola sociale utile per l’assunzione delle persone detenute.

A seguire è stata la volta di Palermo, che ha sottoscritto “Mi Riscatto per Palermo”: a l’Ucciardone è stato selezionato un primo contingente di 50 detenuti, che arriveranno a 100 entro fine anno.

A Napoli, dove il protocollo d’intesa è stato sottoscritto nel dicembre scorso, abbiamo coinvolto il carcere di Secondigliano con i primi 25 detenuti; un secondo gruppo di 25 sarà selezionato per fine febbraio, fino ad arrivare a 100 per fine anno.

Il 16 gennaio scorso il progetto è stato avviato a Torino : saranno 50, in una prima fase sperimentale, i detenuti che verranno selezionati e formati per svolgere i primi lavori di pubblica utilità, che riguarderanno per lo più la manutenzione delle aree verdi della città. Quando il progetto sarà a regime, fra 4-6 mesi, si arriverà anche qui a un centinaio.

Seguiranno a breve nuove intese con i Comuni di Firenze, Venezia, Potenza, Bari, Lecce, Catania Catanzaro.

Tutti i detenuti coinvolti nel lavoro di pubblica utilità ricevono un corso di formazione qualificante relativo al mercato del lavoro e dopo un primo periodo di attività gratuita prevista della legge potranno ottenere un sussidio finanziato da Cassa delle Ammende. Sono assicurati dai Comuni con una polizza omnibus (anche contro terzi), oppure in alcuni casi con il Fondo Inail (dedicato al lavoro di pubblica utilità). Il loro lavoro si svolge per 4 o 5 ore al giorno, dal lunedì al venerdì di ogni settimana e i provvedimenti disposti dall’Autorità Giudiziaria contengono l’obbligo della sorveglianza da parte della Polizia Penitenziaria, a garanzia del progetto.

Le Città Metropolitane aderenti al format “Mi Riscatto per…” quantificano di volta in volta il risparmio ottenuto dal lavoro dei detenuti, così al termine del lavoro di pubblica utilità la persona detenuta otterrà dal Giudice di Sorveglianza la remissione del debito. Questo costituisce un passaggio importante per la vita di questa persona una volta che avrà scontato la pena e sarà uscita dal carcere: il debito accumulato con lo Stato per il mantenimento in carcere è infatti una delle cause, se non la principale, per cui il detenuto non cerca un lavoro in regola una volta fuori.

* Vincenzo Lo Cascio è responsabile della Task-force lavori di pubblica utilità